LA N.1 LIKOF: QUANDO LA CUCINA ERA “NERA”…

Nel museo etnografico del Palazzo Veneziano di Malborghetto, prende vita una originale esposizione di diorami realizzati dall’artista Franca Venuti Caronna che ricostruiscono fedelmente gli ambienti di una tipica casa contadina della Valcanale tra fine ‘800 e inizi del ‘900.

L’iniziativa, curata da Lara Magri, accompagnata da un agile e ben fatto catalogo realizzato con il contributo della Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, prende il nome: “la N.1-LIKOF per la casa contadina della Valacanale”. camera_da_letto_0001-Medium

Il numero Uno ad indicare il civico delle case, molto importante perchè legato a un diritto di servitù in dote alle case (non agli abitanti), nato in epoca feudale come graziosa concessione del Vescovado o Capitolo di Bamberga che governava la valle, poi diventato Patente Imperiale asburgica nel 1853 ed ancora oggi in vigore, che permette ai residenti benefici come la raccolta della legna e la possibilità di pascolo del bestiame.
Likof, invece, è l’antico termine e rito festoso che designava la conclusione di un affare con la firma liquida ed alcolica, ancor più importante di quella notarile, per onorare in questo caso la ricostruzione della casa n.1 di Malborghetto, attraverso quelle scatole magiche che sono i diorami.

L’atrio che diventava falegnameria ed officina durante i mesi invernali; la stube, complicata ed efficace stufa in muratura, il cuore pulsante della casa ma anche la stanza in cui era posta e che era quella più dignitosa, deputata ai lavori domestici, all’accoglienza e alla festa; la camera da letto, la stalla, la dispensa e il gabinetto di legno esterno;…e la cucina nera in quanto lì si affumicavano le carni, si cuoceva con fuoco a vista prima dell’avvento dello spolert e di un più salubre sistema di convogliamento dei fumi. I diorami restituiscono le atmosfere interne di una casa contadina dopo una meticolosa indagine metodica, basata sull’ascolto delle testimonianze, sulla lettura delle fonti disponibili sotto la supervisione dello storico Raimondo Domenig, per poter rendere nuovamente ambienti ed oggetti che erano espressione di una convergenza di tre culture, slava, tedesca e latina fin dai tempi più antichi.

I commenti sono chiusi